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2015 - ARGENTINA E PATAGONIA da Buenos Aires a Ushuaia lungo la costa Atlantica, 1.300 km. Ai confini sud del mondo.


Nell'ottica di fare il giro del mondo a tappe, per il 2015 ho deciso di andare in America del Sud. L'obiettivo iniziale era quello di partire da Buenos Aires ed arrivare ad  Ushuaia in Patagonia lungo la infinita Ruta 3. Un viaggio in completa solitudine, per ricominciare un nuovo anno dalla "Fine del Mondo". Cosi con questo viaggio mi sono lasciato alle spalle l'inverno boreale per ritrovarmi in piena estate australe, il periodo climaticamente ideale per andare nella "Terra del Fuoco".

All'inizio le tappe previste erano 22 per 3600 km totali. In condizioni climatiche e fisiche normali mi sembravano fattibili. La motivazione era forte e contavo sulla mia determinazione e preparazione per riuscire nell'obiettivo. Era la prima volta che partivo per un viaggio in inverno. La preparazione era stata difficile, per il poco tempo che avevo a disposizione per allenarmi ma soprattutto per il freddo. Tutto sembrava procedere bene fino al 20 dicembre quando mi sono preso una laringo-tracheite causata da clima freddo in cui ero costretto ad allenarmi per ore ed ho dovuto prendere degli antibiotici che mi hanno debilitato un po. Contavo nel clima caldo che avrei trovato per risolvere i miei problemi di respirazione. Il 3 gennaio alle 8 ho preso l'aereo per Madrid e poi da li il volo per Buenos Aires, dove sono arrivato in tarda serata del 3 gennaio, 16 ore di volo complessive Il giorno dopo ho montato la bici e predisposto tutto il materiale nelle 4 borse che mi portavo appresso. La seconda notte è passata veloce ed il mattino successivo, il 5 gennaio, ho iniziato il viaggio.

I primi giorni di viaggio sono stati veramente duri per il caldo torrido e l’impossibilità di trovare punti di rifornimento. Il terzo giorno ho avuto i sintomi di un colpo di calore che mi ha fatto passare dei brutti momenti. Ho temuto il peggio, ero solo in mezzo alla Pampa argentina e intorno a me il nulla .  Questo mi ha fatto cambiare programma (continuare in quelle condizioni era troppo pericoloso, pedalare con 40° e senza rifornimenti costanti di acqua sarebbe stato un suicidio). Ho preso la decisione di volare da Bahia Blanca a Rio Gallegos al confine dell'Argentina con il Cile e da qui pedalare fino a Ushuaia. In Patagonia ho trovato freddo ed un vento incredibile che comunque erano molto meglio del caldo torrido. Il paesaggio era bellissimo e meno monotono della Pampa e guardarsi attorno era un piacere. Finita l'Argentina sono entrato in Cile e poi di nuovo in Argentina. Mi sembrava di essere in Svizzera. Intorno a me vedevo montagne innevate, valli verdi, laghetti, salite e discese. Mi rendevo conto che non era la Svizzera solo quando incontravo qualche villaggio che per il disordine urbanistico non si poteva sicuramente paragonare alla Svizzera. Poi finalmente sono arrivato al Passo Garibaldi che era l'ultima asperità per arrivare a Ushuaia. Una lunga discesa e poi altri 20 km di saliscendi per arrivare a vedere il cartello con la scritta USHUAIA. L'emozione è arrivata alle stelle, ero arrivato alla "Fine del Mondo" che per me significava anche l'inizio di qualcosa altro. Una speranza di nuova vita dopo 10 mesi di sofferenze, illusioni, piccole e grandi gioie che Laura, durante il suo Calvario, ci aveva dato. Lei mi ha insegnato ad avere il coraggio e la forza per superare ogni ostacolo anche se poi ha perso la sua battaglia per la vita ma a testa alta! Le difficoltà che io ho avuto in questo viaggio sono state nulla rispetto a quelle che lei ha vissuto. Arrivato a destinazione mi sono messo a piangere dall'emozione ed ho urlato al cielo tutto l'amore che avevo ed ho per mia figlia Laura. Sono sicuro che Lei da lassù mi stava ascoltando e guardando orgogliosa per quello che ero comunque riuscito a fare

 

Alzando lo sguardo al cielo con gli occhi gonfi di lacrime ho urlato : "LAURA GRAZIE DI ESSERE ESISTITA E DI ESSERE STATA MIA FIGLIA, SEI STATA LA PIU' GRANDE LEZIONE DI CORAGGIO E FORZA CHE ABBIA MAI AVUTO!".

Queste parole rimbalzeranno per sempre fra le montagne della "Fine del Mondo".

Dedico questo viaggio a tutte le persone che sono state vicine a Laura durante i suoi ultimi 10 mesi di vita e che l'hanno aiutata a sentirsi viva fino al punto da farle scrivere su un foglietto "SONO MOLTO FELIZ"!

 

Tappa Da A km Tempo Planimetria
1 Ezeisa- Buenos Aires Las Flores 168 6h 56' Tappa1
2 Las Flores Tandil 165 7h 49' Tap2a 2b
3 Tandil Gonzales Chavez 144 6h 58' Tap3a 3b
4 Gonzales Chavez Bahia Blanca 221 10h 45' Tappa4
5 Bahia Blanca Rio Gallegos
Trasfer. Aereo
6 Rio Gallegos Stretto Magellano - Cile 98 7h 50' Tappa6
7 Stretto Magellano - Cile Cerro Sombrero - Cile 72 4h 10' Tappa7
8 Cerro Sombrero - Cile San Sebastian -Cile 115 8h 7' Tappa8
9 San sebastian - Cile Rio Grande 96 4h 20' Tappa9
10 Rio Grande Tolhuin 112 6h 14' Tappa10
11 Tolhuin Ushuaia 110 6h 25' Tappa11
Km Totali 1.331

 

 

Planimetria e Altimetria delle tappe previste

img Album Fotografico del Viaggio

Storia_del_viaggio Appunti di viaggio ovvero "Riparto dalla Fine del Mondo"

img Slide show del viaggio

Video racconto del viaggio - 1a Parte

Video racconto del viaggio - 2a Parte

Video racconto del viaggio - 3a Parte

Video racconto del viaggio - 4a Parte

Video racconto del viaggio - 5a e Ultima Parte

 

Il commento all'arrivo ad Ushuaia

 

 

Il viaggio in pillole


Primo volo destinazione Madrid

Aeroporto Marco Polo di Venezia, sono le 7,40 quando mi imbarco per il primo volo con destinazione Madrid, si vola con IBERIA di cui avro' modo di pentirmi per la scelta.


Venezia, L'aereo in decollo sorvola la Laguna

L'aereo decolla in orario, il tempo è bello e sotto di me la Laguna di Venezia si mostra nella sua bellezza. Fra 3 ore arriverò a Madrid. Dall'oblo' dell'aereo vedrò anche i "miei" Colli Euganei un po' imbiancati.


L'attesa in aeroporto di Madrid

Arrivo a Madrid in orario e un po' assonnato aspetto la coincidenza per Buenos Aires, mi aspettano 13 ore di volo.


Buenos Aires, riassemblo la bici

Dopo 13 ore di volo, da incubo a causa di molte turbolenza, arrivo a Buenos Aires alle 21 ora locale. Fuori dall'aeroporto trovo il van che mi aspettava per portarmi nel B&B che avevo prenotato una stanza. La mattina dopo di buon'ora comincio a ricomporre la bici.


Bici in assetto da viaggio, si può partire

Dopo 2 ore la bici è pronta, tutto è ok, Ogni pezzo è al suo posto. Ora tocca alla sistemazione del vestiario. Sono un pò stanco sia per il viaggio che i postumi di una tracheite che ho appena finito di curare con degli antibiotici. Da15 giorni salivo in bici per non peggiorare la situazione e la cosa mi preoccupava un pò perchè sapevo che riprendere sarebbe stato duro.


Buenos Aires, si parte

Lunedi 5 gennaio, mi sveglio emozionato. Mi sentivo abbastanza bene. Il tempo era bello e non faceva molto caldo. Sono le 9 quando salgo in bici e parto per l'avventura. La tensione nervosa aveva messo in secondo piano la debolezza causata dagli antibiotici. I primi km li faccio in mezzo ad un traffico infernale. Uscire dalla periferia di Buenos Aires non è semplice. Ma poi arrivato sulla Ruta 3 comincio a pedalare spedito.

 

Scorcio di Ruta 3

La Ruta 3 è praticamente un rettilineo lungo 3.000 km, in alcuni punti si ristringeva ma quasi sempre aveva una piccola corsia di emergenza che mi consentiva di viaggiare sicuro. C'era un continuo ed incessante via vai di camion, quasi sempre vecchi e arrugginiti, che trasportavano per lo più animali. Alla mia sinistra e alla mia destra solo terreni sia coltivati che incolti e in questi ultimi c'erano animali che pascolavano, per lo più mucche ma spesso pecore, cavalli e lama guanachi. Davanti e dietro di  me un infinito grigio, mi sentivo un puntino nello spazio.Sopra di me un sole implacabile. I primi giorni sono stati veramente duri. Ad un certo punto guardare la strada mi creava un senso di smarrimento, non mi sembrava di fare km, tutto era terribilmente uguale intorno a me. Avevo la sensazione di essere sempre nello stesso posto. Ad un certo punto ho deciso di non pedalare più a testa alta ma di guardare solo qualche metro davanti alla mia ruota anteriore.


Un momento di riposo lungo la Ruta 3

Di tanto in tanto uno spiazzo alberato che mi permetteva di ripararmi dal sole. Erano le stradine di ingresso alle "fazende", spesso ben curate ed immerse nel verde che contrastava con il giallo della "Pampa". Non credo che da queste parti la pioggia sia frequente. Il secco era il padrone incontrastato dell'ambiente che mi circondava. Di paesi se ne incontravano veramente pochi e di stazioni di servizio ancora meno. Mediamente ogni 80-90 km si poteva trovare un paese o una stazione di servizio dove mi potevo approvvigionare di acqua. Cercavo di averne almeno 4 litri con me. Più della metà me la buttava sulla testa, sulle braccia e sulle gambe. Quella che rimaneva, ormai calda, la bevevo. Mai nei miei viaggi mi era capitata una cosa del genere. Un lento martirio che mi causava un forte stress fisico.


Fermata di emergenza per inizio di un colpo di sole

Il terzo giorno ad un certo punto verso le 14, ho sentito che qualcosa non stava andando per il verso giusto. Stavo per avere un colpo di sole! Le gambe non giravano ed il cuore cominciava a battere forte. A questo punto punto ho imboccato il primo viottolo ombreggiato sulla destra e li mi sono disteso per terra con le gambe sollevate. Per fortuna avevo con me ancora un po' di acqua fresca che ho sorseggiato lentamente e che poi mi sono poi versato sulla testa. Una cosa del genere mi era già successa in Provenza nel 2009. A questo punto sono stato fermo all'ombra fino a quando il sole non è sceso all'orizzonte e la temperatura era diventata sostenibile. Questo fatto mi ha fatto capire che in quelle condizione climatiche non era possibile, se non rischiando, percorre tutta la parte centrale dell'Argentina. Dovevo assolutamente modificare i miei piani.


Campeggio di Gonzales Chavez

Verso sera arrivo a Gonzales Chavez sono ormai le 20. In paese tutti gli alberghi sono pieni, non mi resta che andare in un campeggio vicino ad un campo volo dove si sta svolgendo il Campionato Nazionale di Volo a Vela. Ecco perchè gli hotel erano tutti al completo. Monto la tenda e decido che il giorno dopo mi sarei fermato qui sia per vedere il campionato che per decidere il da farsi. Il campeggio era carino, ombreggiato e con un ristorante al suo interno. Dopo una giornata da incubo non potevo trovare di meglio.


Effetti del sole su un ciclista errante per l'Argentina

Il giorno seguente mi riposo un po', sono abbrustolito dal sole, eppure mi sono spalmato una quantità incredibile di crema solare protettiva. Ma i raggi del sole erano più forti. Passo la giornata un po' seduto all'ombra e un po' a vedere gli alianti che volteggiano nel cielo come dei falchi, sfruttando le correnti ascensionali. M piacerebbe farci un giro, deve essere emozionante volare senza sentire alcun rumore e volteggiare liberi nel cielo. Ci sono 64 aerei sul campo di gara ed uno alla volta vengono portati in quota da un mono elica e lasciati al loro destino.


Campo di Volo di Gonzales Chavez

E' un giorno di relax ma anche di decisioni importanti. Devo decidere cosa fare. Il clima torrido mi stava creando dei seri problemi. Sapevo che avrei incontrato il caldo, ma non immaginavo di non poter contare su dei punti di rifornimento ravvicinati che, con quelle temperature, potevano garantire rifornimenti di acqua fresca. Controllo il sito del servizio meteo argentino e scopro che più a sud di 1.000 km avrei potuto trovare dai 23° a 25° contro i 32°-35° della latitudine in cui mi trovavo. L'alternativa era quella di partire alle 6 di ogni mattina. fermarsi a mezzogiorno da qualche parte o   in mezzo alla "Pampa" o in qualche paese, tutto dipendeva dalla fortuna. L'ipotesi era fattibile ma troppo rischiosa, dato che solo rispettando le tappe, e quindi i km giornalieri, sarei stato sicuro di arrivare in un paese. A questo punto ho preso una decisione razionale. Il giorno dopo sarei partito alle primi luci dell'alba per poter arrivare a Bahia Blanca, una grande città dove avrei potuto trovare sia una stazione di corriere a lunga percorrenza che un aeroporto e qui avrei preso una decisione.


Si ricomincia a pedalare sulla terribile Ruta 3

Il giorno dopo mi alzo alle 5, smonto la tenda, mangio qualcosa ed alle 6 parto. L'aria nonostante l'ora è calda. Questo sarà il giorno più lungo del viaggio. MI aspettavano più di 220 km di Ruta 3. Un macigno "psicologico" , oltre che fisico, da affrontare a testa bassa, senza alzare troppo gli occhi, pena l'inedia. Ho imparato a memoria ogni mm quadrato della mia gomma anteriore, E' stata la prova più' dura che ho affrontato nei miei viaggi. La sera prima avevo guardato la foto di Laura, che porto sempre con me, e il suo sorriso mi ha dato la forza ed il coraggio di cui avrei avuto bisogno. Per fortuna le distanze fra stazioni di servizio e/o  paesi non erano enormi, cosi ho potuto contare su acqua fresca e qualcosa da mangiare. Mi sono fermato dalle 13 alle 16 sotto un albero e poi sono ripartito con un po' più di energia. Ero talmente concentrato sul pedalare che, fermarmi per fare qualche foto, mi disturbava mentalmente. Finalmente verso le 19 sono arrivato a Bahia Blanca, cucinato come un agnello sulla brace. Punto il GPS sulla stazione delle corriere. Entro direttamente in bici, chiedo quale delle compagnie va a Puerto Madryn  (700 km più a Sud), l'ufficio informazioni mi dice che è la Condor Estella. Vado allo sportello e chiedo quando parte il primo Bus,l'impiegata mi dice alle 23,30. Tra me e me penso ottimo.... ma c'è un problema: mi devo rivolgere alla società che gestisce il carico e lo scarico dei bagagli. Vado a questo sportello e qui trovo l'argentino più "bifolco" in circolazione. Questo mi dice in maniera maleducata che devo mettere la bici in uno scatolone perchè  altrimenti lui non la carica sul bus. Al "bifolco" spiego che se giro i manubri e tolgo i pedali non avrebbe avuto problemi. Lui mi guarda, sorridendo ironicamente, e mi dice che sono problemi miei e che a lui non gliene importa nulla. Lo imploro di fare un'eccezzione ma lui mi gira le spalle ed io, di rimando,  in un perfetto italiano lo mando a fan c.... e me vado.


Alcuni angoli di Rio Gallegos, la povertà salta agli occhi

A questo punto decido di trovare un albergo a Bahia Blanca e optare per l'aereo. Vicino all'albergo trovo una agenzia delle Aerolienas Argentinas. Entro e mi informo suoi voli che da li partono. Scopro che tutti i voli vanno a Buenes Aires e da li poi si può andare in qualsiasi altra città. Faccio una rapida valutazione sul da farsi. Penso ai 2.000 km di strada che avrei dovuto fare sotto  un sole da incubo, alle poche possibilità di rifornimento, alla inedia di una Ruta 3 dritta all'inverosimile. Tutto ciò mi porta all'unica soluzione razionale per evitare la disidratazione: prendere un volo direttamente per Rio Gallegos, ovvero la città da cui inizia la Patagonia, e da li ricominciare il mio viaggio. La cosa mi dispiaceva. Mai nei viaggi avevo preso decisioni simili. Ma stavolta l'avventura comportava troppi rischi per la mia salute. Nei giorni precedenti ne avevo sperimentato un assaggio. A malincuore ho comprato un biglietto per Rio Gallegos. Rientro in albergo. Poi esco e giro per Bahia in cerca di qualche cartone, per impaccare la bici, e trovo uno di quei poveri che, con un carrettino, girano per la città in cerca di cartoni per poi rivenderli. Gli do 20 pesos e lui mi 3 grandi scatoloni. Torno in albergo, impacco in qualche modo la bici, mi lavo ed esco per mangiare. Faccio una passeggiata per la città. Una Jesolo da "terzo mondo", strade sporche e disordine architettonico ovunque. Si salva solo il centro che gravita attorno al comune ed ad una grande piazza. Il mattino successivo prendo un taxi e vado in aeroporto, alle 9,45 salgo in aereo che mi porterà di nuovo a Buenos Aires da dove prendero' il volo per Rio Gallegos dove arriverò 3 ore dopo. Dall'oblo vedo la parte di Argentina che ho evitato:una desolazione bruciata dal sole. Mi convinco che evitare questi 2.000 km di nulla è stata la decisioni più saggia che potevo prendere. Verso la fine del volo il sole sparisce in mezzo alle nuvole ed il vendo fa traballare l'aereo. Sono i primi segnali che sto arrivando in Patagonia. Atterraggio movimentato, quando l'aereo si ferma e scendo mi rendo conto che sono piombato in pieno inverno. Piove e tira un vento bestiale che mi fa volare via anche il pacco con dentro la bicicletta. In 3 ore sono passato da 35° a 3°. Dall'estate all'inverno. Prendo un taxi e mi faccio portare nell'albergo che avevo prenotato. Deposito i bagagli in stanza ed esco per mangiare, sono le 20,30. Rio Gallegos fa 70.000 abitanti ma sembra un villaggio tirato su in qualche modo. Urbanisticamente una città selvaggia, costruita a scacchiera, tutta un incrocio. Il vento è impressionante. Quando soffia alle spalle mi spinge incredibilmente, quando ce l'ho di fronte devo camminare piegato in avanti....Mi rendo conto di essere arrivato proprio in Patagonia!


Avventura "no limits"

Passeggio per Rio Gallegos e vedo questa bici di un "collega" appoggiata al muro del ristorante dove ho cenato. Incredibile il carico. Mi sono chiesto come faceva a pedalare in quelle condizioni. E' proprio vero che lo spirito di avventura ti spinge oltre i "confini" dell'umana comprensione. Sulla terra ci sono persone che solo uno che viaggia in bici può comprendere perchè lo fa. Forse i "benpensanti" lo avrebbe giudicato folle ma per me era un "collega dell'impossibile" che diventa possibile grazie alla forza e alla determinazione!


Si riparte dai confini della Patagonia

La domenica la dedico al rimontaggio della bici e alla risistimazione dei bagagli. Lunedi 12 gennaio, riprendo il viaggio in bici verso la meta. Adesso i miei nemici sono il freddo e l'implacabile vento che soffia sempre da ovest verso est e quindi, se mi va bene, ce l'ho laterale ma spesso me lo ritrovo in faccia. Appena uscito da Rio Gallegos trovo un segnale esplicativo che sta a dire:"Ciclisti attenti che da qui in poi il vento vi massacrerà". Mai in vita mia mi ero trovato a pedalare in queste condizioni. Ma, dopo il caldo torrido del nord dell'Argentina, preferivo di gran lunga questa lenta ma inesorabile "tortura". Pedalavo piegato sulla destra per controbilanciare la spinta del vento o a testa bassa, piegato sui manubri, quando lo avevo di fronte. Era una sfida tra me e lui. Adesso stavo bene e sentivo dentro di me la forza che solo la determinazione ti può dare!


La Patagonia si mostra come aspettavo di vederla

Finalmente il paesaggio era cambiato radicalmente. Guardarmi attorno era un piacere. Il paesaggio era vario ed affascinante e pedalare con fatica, non mi pesava. Il tempo era bello. In cielo il sole faceva capolino fra le nuvole e quando compariva i suoi raggi mi davano un po di calore. La brulla "Pampa" aveva lasciato il posto alle colline, gli stagni a dei piccoli laghetti e i rigagnoli secchi a torrenti e fiumi dove i pescatori cercano di prendere qualche trota. Questa era quello che mi aspettavo di trovare. La solitudine, il fruscio dei rami scossi dal vento, il fischio del vento nell'orecchio destro (il vento proveniva sempre da destra), il piacere di osservare la natura, tutte queste cose mi facevano sentire bene anche se la fatica era tanta. La destinazione di oggi era un paesino oltre il confine del Cile e poi lo stretto di Magellano.


Frontiera Argentina-Cile

Nel Primo pomeriggio arrivo alla frontiera fra Argentina e Cile, naturalmente per uscire dall'Argentina nessun problema. Quando arrivo al posto di blocco del Cile entro nell'ufficio per il visto e qui mi trovo di fronte ad una burocrazia incredibile. Ci sono 4 file da fare su altrettanti sportelli, ogni sportello mi fa compilare un modulo, mette un po' di timbri sul passaporto e mi rimanda al successivo. Finalmente alla fine del 4 sportello mi mandano al controllo bagagli dove un doganiere mi controlla tutte e 4 le borse e mi lascia entrare finalmente in Cile.


L'Argentina è alle spalle ora devo attraversare un pezzo di Cile

Mi lascio alle spalle l'Argentina ed entro in Cile, a lato del cartello di benvenuto nella terra del "nulla" c'è uno strano monumento con una statua al centro che non ho capito bene chi fosse. Il vento mi è a favore per un po' ma poco dopo appena la strada gira ad ovest me lo ritrovo in faccia. La strada di cemento e scorrevolissima. Dopo circa un'ora il cielo si scurisce comincia a piovere. La pioggia era ghiacciata, la sentivo sbattere sulla tuta in Goritex che avevo indossato. E' piovuto per mezzora ma è stato un diluvio. Finalmente il cielo si schiarisce e ritornano le nuvole grige al posto di quelle scure. Mi levo la tuta e continuo a pedalare. Il paesaggio intorno a me è lunare. Il grigio è il colore dominante, poche colline e ruscelli qua e la. Comincio ad essere un po stanco. La destinazione era lo stretto di Magellano, dove avrei dovuto montare la tenda per dormire. Ma a 20 km dallo stretto vedo sulla destra un cartello che indica un ristorante e un letto. Svolto a subito e seguo l'indicazione. Arrivo ad una costruzione composita che aveva al suo interno un negozio, un ristorante e delle casette attorno. Il tutto vicino ad un grande cantiere. Entro chiedo se hanno una stanza e si può mangiare, una ragazzina mi dice di si. Anche per stasera la Provvidenza mi ha dato una mano!


Hotel a mezza stella e cena con piatti "sorpresa", chi sa cosa ho mangiato!

Il borgo, composto da non più di 10 case, non era segnato sulla carta geografica, ma per la fredda notte "australe" andava più che bene. Mi ha colpito lo "scivolo di emergenza" delle stanze superiori ma per fortuna io avevo la stanza al piano terra. A cena non avevo molta scelta, mi hanno portato le "specialità della casa". Non ho ben capito di cosa si trattasse ma il sapore era buono e come scrisse Daniele Manin nella sua sua poesia "la fame è tanta, il pan ci manca sul ponte sventolava bandiera bianca"!. Ho pulito talmente bene i piatti con il pane che potevano anche non lavarli!


Destinazione Stretto di Magellano

Sono le 9 quando parto dall'Hotel "Stamberga" e mi dirigo verso il vicino stretto di Magellano che separa l'America del Sud dalla Terra del Fuoco e dall'Arcipelago delle Isole Malvinas. E' una splendida giornata di sole ma il vento è sempre implacabile. Per qualche km me lo ritrovo alle spalle e senza fatica raggiungo i 45 km/h, il record del giorno. Ma oltre lo stretto paghero' a caro prezzo questo record. Arrivato al punto di imbarco, aspetto quasi un'ora e mezza che il traghetto arrivi. Nel frattempo prendo un bel cappuccino e parlo con alcuni turisti scesi da un pullman. In particolare scambio qualche parola con una simpatica ragazza francese che vive e lavora a Strasburgo. E' incuriosita dal mio viaggio e voleva sapere qualcosa su di me e sul perchè di queste avventure. Chi viaggia in bici è sempre visto sotto una luce particolare, come fossimo dei  "pionieri" catapultati dal passato in un mondo moderno che ha perso il senso del viaggiare lento, insomma dei "fuori di testa" che hanno perso il senso del "quieto" vivere". Ma al di la di queste considerazioni ovunque io sia transitato in giro per il mondo ho sempre incontrato gente cordiale, ho sempre avuto la sensazione di essere un po' invidiato per quello che facevo.


Attraversamento dello stretto di Magellano

Finalmente arriva il traghetto, sono il primo a salire, mi dirigo alla cassa per pagare ma il comandante mi dice che i ciclisti non pagano. Meglio cosi. Salgo sul ponte il vento è incredibile, il traghetto per arrivare dall'altra parte non percorre una linea retta ma una linea curva a causa della forte corrente e del vento. Lo stretto di Magellano mettendo in comunicazione l'Oceano Pacifico e Atlantico e per forza di cosa soggetto a forti correnti.


 

Sbarco nella Terra del Fuoco

Appena sceso cambio le mappe nei miei GPS e sistemo un po' il carico. Mi mancano ancora molti km prima di arrivare a Cerro Sombrero che con San Sebastian sono due dei tre  paesini che la Terra del Fuoco Cilena ha. Mi aspetto di trovare sterrato ma per fortuna c'è asfalto. Riprendo a pedalare avvolto dal nulla, di tanto in tanto vedo qualche pecora e dei guanachi, per il resto segni di presenza umana molto pochi. La terra del Fuoco Cilena non è molto abitata, i pochi cileni che ci vivono sono gli addetti ai pozzi di estrazione del Gag Naturale. Di pozzi ne vedo parecchi, sono l'unico motivo che giustifica la vita in un posto cosi ospitale.


Il Gas Naturale è l'unico motivo che giustifica la presenza umana

Lungo la strada che percorro per andare a Cerro Sombrero, il traffico è rappresentato dai pick-up della NAP con cui gli operai si spostano da un giacimento all'altro. Finalmente arrivo a Cerro Sombrero dove c'è una "Hosteria", ovvero una B&B con un annesso ristorante. Per una cena, un stanza ed una colazione mi spennano, vogliono 110$ americani. Da queste parti il dollaro è la moneta piu' ricercata, sia i Pesos Argentini che Cileni sono carta straccia e se vogliono comprare merce d'importazione non hanno altra scelta. Il mercato nero dei dollari è fiorente. 20 km prima di arrivare a destinazione finisce l'asfalto e comincia lo sterrato che fino al confine con la Terra del Fuoco Argentina sarà il mio secondo nemico oltre al vento!


Cerro Sombrero e la strada per San Sebastian

Sono le 9 quando, fatta colazione, mi preparo mentalmente a percorrere i 115 km di sterrato sconnesso e ondulato che mi porterà a San Sebastian ultima tappa nella Terra del Fuoco Cilena. E' la tappa più dura in assoluta di tutto il viaggio.


Strada per San Sebastian

La strada che percorrevo saliva lentamente, fino a circa 400, metri e dopo un continuo saliscendi è ridiscesa su una pianura infinita dove gli unici esseri viventi, che ho visto, sono stati dei pastori a cavallo che portavano il loro gregge a pascolare. Mi hanno impressionato le loro facce  bruciate dal sole e screpolate dal vento. La strada era percorsa anche da parecchi pick-up e da enormi Tir che procedevano lentamente a causa delle buche ma che sollevavano un polverone incredibile in cui poi mi ritrovavo a pedalare. La bici sussultava in continuazione, tutti gli urti si scaricavano sulle braccia e sul mio sopra sella. Ne sono uscito demolito nel fisico ma non nella determinazione di vincere anche questa ennesima sfida.


Hosteria di San Sebastian...Paraponzi Ponzi Po!

Una giornata intera sullo sterrato e' una esperienza veramente dura. Il GPS non mi dava alcuna presenza di hotel o B&B nel giro di 50 km. Erano circa le 18, ormai mi ero rassegnato a dormire in tenda e a mangiare alcune barrette energetiche inzuppate in una scodella di cioccolato misto a carboidrati che avevo con me per eventuali emergenze. Ma a 3 km da San Sebastian vedo un cartello che mi mette euforia:"Hosteria a 3 km". Un posto per dormire e mangiare assicurato anche per oggi. Potenza della Provvidenza. Una doccia, una zuppa e un piatto di spezzatino mi hanno rimesso a nuovo.

Un "collega" australiano che va verso Nord

Il giorno dopo mentre sto per partire scambio due parole con un ragazzo australiano di Melbourne che era partito una settimana prima da Ushuaia e stava andando verso nord in Cile a Puert Mont. Lo avevo visto partire mentre entravo a far colazione e quando sono uscito lo ritrovo ancora li. Gli chiedo cosa è successo, mi risponde che aveva fatto 2 km con un vento contro fortissimo e non riusciva piu' ad andare avanti per cui aveva deciso di ritornare indietro sperando che prima o poi si fermasse in "hosteria" qualche pick-up che gli potesse dare un passaggio fino a Cerro Sombrero. Per oggi aveva deciso di "gettare la spugna".


Un "panzer" Tedesco

Saluto l'australiano e mi rimetto in sella, fra 11 km passerò il confine del Cile ed entrerò di nuovo in Argentina. Il cielo è scuro e minaccia pioggia. Pedalo con il vento alle spalle senza fatica. Qualche gocciolina di pioggia si posa sui miei occhiali.  Ad un certo punto vedo in lontananza qualcuno che che proceder lentamente in bici, ad un certo punto si posta verso di me. Mano a mano che si avvicina riesco meglio a vedere i suoi lineamenti. Aveva senz'altro più di 65 anni, era vestito come un soldato della guerra 15-18 e aveva una viso simpatico. Ci fermiamo uno di fronte all'altro. Lui mi guarda sorridendo, io gli chiedo da dove viene, lui mi risponde che era partito 10 giorni prima da Ushuaia ed diretto a Santiago del Cile. Io lo guardo sbalordito e gli dico che Santiago è almeno 3000 km più a nord e che sarebbe stata una impresa al limite delle forze di ogni uomo dato il clima, il vento e le strade sterrate che doveva percorrere. Lui, per nulla spaventato, sorridendo mi risponde che veniva dalla Germania e che la fatica non lo preoccupava, non aveva problemi di tempo, l'unica cosa che gli interessare era riuscire in questa impresa in solitaria che lo avrebbe aiutato a vivere con più entusiasmo la sua vita. I suoi occhi sprizzavano positività e gioia di vivere. Non avevo mai visto un persona di questa età con questa energia. Questo tedesco mi ha trasmesso una carica incredibile.


Mi lascio alle spalle il Cile e rientro in Argentina

Saluto il "panzer" e ricomincio a pedalare. Altri 5 km di sobbalzi e sarò in Argentina dove riprenderò la "famigerata" Ruta 3 che però è asfalta. La destinazione di oggi è Rio Grande.Il panorama cambia radicalmente, dalle pietraie si passa al verde e la presenza umana diventa più frequente.


Dal confine fino a Rio Grande

Ricomincio finalmente a pedalare sull'asfalto, ma il vento non cambia di direzione e di intensità. La strada è trafficata. Alla mia sinistra l'Oceano Atlantico si estende infinito e alla mia destra invece una verde prateria, dove ogni tanto spuntano delle pompe per l'estrazione del Gas Naturale. Rio Grande è una città di almeno 100.000 abitanti ricca di industrie ma dal punto di vista urbanistico un vero obrobrio. Pare sia la "CAPITALE INTERNAZIONALE DELLA TROTA! come afferma la scritta che vedo entrando!


La terra del Fuoco stanca

Prima di entrare a Rio Grande sulla mia destra vedo 3 "colleghi" che devono essere un po' stanchi. La terra del Fuego si potrebbe chiamare la Terra del Logorio.


Per una notte crepi l'avarizia

Dopo notti passate in posti da mezza stella bucata, per una notte ho fatto una follia...Grand Hotel a 5 stelle! Potenza del cambio Euro-Pesos Argentino. Avevo bisogno di un letto come si deve, Piscina, Vasca Idromassaggio... insomma mi sono rimesso a nuovo prima di affrontare le ultime due tappe.


Avventuriero per scelta di vita

La penultima tappa inizia con un sole fantastico ma con il solito vento e il freddo. Lungo alcuni corsi d'acqua vedo molti pescatori di trote che da quelle parti devono essere abbondanti e buone. Ma l'incontro che mi colpisce di più è quello che ho fatto con Silvio. Lui è venezuelano, ha 39 anni, lavorava nell'informatica. Cinque mesi fa decide di chiudere con il lavoro, non ne poteva più di quella vita. Sorridendo mi raccontava:"mia madre diceva che dovevo essere felice perchè possedevo una casa, 2 auto e un TV". Ma per lui evidentemente non era cosi! Cinque mesi fa manda quel paese tutto, si compra una bici e nei due mesi successivi comincia a progettare un viaggio. Si allena e tre mesi fa è partito per l giro di tutta l'America del Sud! Quando lo incontro aveva già percorso 8.000 km ed attraversato: il Brasile,il Paraguay e tutta L'Argentina. Ora andava a Ushuaia e poi da li avrebbe risalito tutta la costa Pacifica dell'America del Sud per ritornare di nuovo  in Venezuela. Aveva messo in previsione di passare 2 anni in giro con bici, tenda e tanta voglia di avventura. Gli occhi sprizzavano tranquillità e pace interiore. Ad un certo punto mi dice:"Antonio manda a quel paese tutto, compreso il lavoro, e fai della tua vita un'avventura". Lo guardo sorridendo e gli dico:"Silvio lo farei volentieri ma, a differenza di te, io ho una famiglia alle mie spalle e quello che dici tu lo posso fare solo per qualche settimana all'anno, ma questo mi permette di sentirmi come te!". Poi lui si è fermato per mangiare qualcosa e ci siamo salutati.


Ex voto, altarini e segnali molto espliciti

Lungo la strada che percorro, da ambo i lati, spesso vedo dei piccoli altarini in onore di Santi oppure in ricordo di qualche vittima della strada. Spesso ci sono anche dei segnali che in maniera esplicita avvertono della pericolosità della strada.


La terra del Fuoco ora diventa la Terra del Verde

Con il passare dei km la brulla tundra sparisce e compaiono prati verdi, montagne, laghi e boschi. Mi colpisce una cosa, molti degli alberi sono ricoperti da un muschio bianco parassita che a poco a poco li avvolge e li fa rinsecchire. Fa impressione vedere ex boschi ridotti a fusti rinsecchiti. Il paesaggio mi ricorda molto la Svizzera.


Il Lago Escondito

Lungo la Ruta 3 costeggio molti laghi i più grandi sono il Lago di Fagnano ed Escondito. Ci sono molti punti panoramici nei quali mi fermo per ammirare il bel paesaggio. Fa freddo ed il vento mi accompagna sempre ma il paesaggio mi fa dimenticare la salita verso il Passo Garibaldi posto a più di 500 metri di altezza. E' l'ultima asperità. Poi da li altri 30 km ed arriverò a Ushuaia.


La conquista di "Paso Garibaldi"

Verso le 13 scollino sul "Paso Garibaldi" dopo una lunga ma dolce salita che era iniziata a Tholuin. MI sono chiesto se tutti le persone  che passano di li e leggono il nome Garibaldi sanno chi sia stato e che cosa abbia fatto di cosi importante per meritarsi questo onore. Che peccato per uno che ha fatto la storia e che noi chiamiamo l'Eroe dei "Due Mondi". Ma torniamo al viaggio. Adesso mi aspettava una lunga e ripida discesa che mi farà sfiorare i 60 km/h. Un Missile terra-aria.


Gli ultimi 30 km mi mostrano la parte più bella della Terra del Fuoco

Finita la discesa iniziano una serie di sali scendi. Attorno a me boschi, montagne, impianti di risalita e sentieri che si inerpicano sulle montagne che mi sovrastano. Il fruscio dei ruscelli si mescola con il vento che soffia incessante sulle fronde degli alberi, ne nasce una sinfonia della natura. Pedalare è veramente bello e non mi pesa. Ad ogni km che passa l'emozione dentro di me aumenta in maniera esponenziale. Dopo ogni curva allungo la vista per cercare di vedere il cartello con la scritta "Ushuaia".


Ore 15,11 di sabato 17 gennaio missione Compiuta

Dopo l'ultima curva mi è apparsa la scritta che aspettavo da centinaia di km. Ad ogni pedalata l'emozione aumentava. Per me questo viaggio rappresentava molto di più di una semplice avventura. Dopo mesi di sofferenza avevo bisogno di ricominciare una nuova vita e ripartire dalla "Fine del Mondo", era il luogo migliore per farlo. Dentro di me, questa sperduta città ai limiti del mondo, era il luogo della mente dove "seppellire" i ricordi più brutti del 2014 ma non le emozioni e ricominciare a sperare in qualcosa di migliore che la vita può ancora darmi. La motivazione che mi ha spinto fino alla "Fine del Mondo" era accrescere la fiducia in me ed il "pensiero positivo" che sono il combustibile necessario per guardare avanti con fiducia e affrontare ogni giornata con il sorriso sulle labbra. Appena arrivato ho indossato la maglietta con la foto di Laura, che i suoi amici mi avevano regalato prima di partire, per condividere virtualmente con lei la mia gioia. Lei è sempre stata al mio fianco in ogni momento di questo viaggio. Mi ha trasmessp il suo coraggio e la sua forza nei momenti più duri. "Grazie Laura".

 

Alla ricerca dell'albergo

Ho girato per Ushuaia quasi due ore per trovare l'albergo che avevo prenotato, il GPS non aveva la via. Sapevo che era in riva la mare. Ma come si dice .... Chiedendo si va a Roma...figuriamoci in albergo di Ushuaia. Finalmente dopo quasi 2 ore di girovagare ho trovato l'albergo Costa di Ushuaia. Da queste parti non tutte le strade sono asfaltate e l'albergo si trovava in una di queste. Quella sera vedere il tramonto dalla mia stanza davanti  alla "Fine del Mondo" è stata una emozione particolare.


La città di Ushuaia

E' domenica, in cielo splende un sole fantastico e la temperatura è mite, ci sono circa 18°. Faccio un giro da turista per la città che non è nulla di speciale. Ci sono turisti dappertutto, è una babele di lingue. E' incredibile il fascino che questa città riscuote in tutto il mondo!


Il cartello più famoso del mondo

Non poteva mancare la foto davanti a questo cartello, chi me l'ha fatta era una turista norvegese!


Auto d'epoca

In città c'è un traffico bestiale, ma spesso le auto non sono all'ultimo grido.


Un murales che "racconta" la storia di Ushuaia

Questo murales dipinto sulla facciata dell'ufficio postale, ricorda che Ushuaia era nata come colonia penale, il carcere ora è la sede del comando della Marina Militare.


Escursione nell'arcipelago di fronte a Ushuaia

Non poteva mancare l'escursione in catamarano nel canale di Beagle, su cui si affaccia Ushuaia, per visitare le molte isolette dove vivono colonie di Cormorani dal petto bianco (che da lontano sembrano pinguini)  e colonie di Leoni marini. Il canale di Beagle mette in comunicazione l'Oceano Pacifico con l'Atlantico ed lungo più di 140 km. E' anche  il confine naturale fra l'Argentina e il CIle che possiede  l'isola di Navarino che si trova di fronte a Ushuaia.


Periferia di Ushuaia

Ushuaia non è molto differente da tutte le altre città dell'Argentina. Solo una via del centro e un po' di lungo mare hanno un'aspetto accettabile. Appena si esce dal centro è una bolgia di casette e casuppole di tutte le dimensioni, addossate le une alle altre. I marciapiedi sono un campo "minato", se non guardi dove metti i piedi rischi di cadere. Ciascun proprietario delle case, che si affacciano sulle strada, è libero di costruirsi o non costruirsi il marciapiede come gli piace. Per cui è un alternarsi di cemento, terra, piastrelle e buche.


Cena dal "Panza"

E' l'ultima sera che trascorro a Ushuaia e devo cenare. Giro per le strade vicino all'albergo in cerca di un posto dove mangiare, quando mi imbatto su un ristorante il cui nome è tutto un programma..."El Panza". Non sono riuscito a trattenermi dalla curiosità di entrare. Mi sono fatto dare il menu ed ho ordinato un piatto che dal nome mi sembrava buono. Non ho ben capito, anche questa volta, cosa ho ordinato, ma quando è arrivata la cameriera con la portata mi sono stupito per la bellezza estetica e la bontà. Sono uscito veramente con la "Panza" piena!

 

Si vola a Buenos Aires

E' arrivata l'ora di ritornare. Smonto e impacco la bici e prendo il volo per Buenos Aires. Al decollo l'areo tremava per il forte vento ed io pure, ma per la paura. Per fortuna il decollo è filato liscio e dopo un po' ho ammirato dall'alto la "Fine del Mondo" e le strade che avevo percorso e dove avevo lasciato un po' del mio sudore ma anche la felicità di averle percorse con Laura nel mio cuore. Ero pronto per ricominciare una nuova vita!


 

"In questo mondo ci sono più religioni che bambini felici"

Alcune foto di Buenos Aires

A Buenos Aires mi fermo 3 giorni. Il primo lo passo a sistemare di nuovo la bici nel cartone con cui ero arrivato e a sistemare le valige. Il secondo prendo un bus e vado a visitare la città. Appena arrivato in centro vado in filiale IBERIA per anticipare il rientro. L'impiegata non sa parlare l'inglese, ci capiamo un po' in italiano e un po' in spagnolo e come non bastasse non sa usare l'applicazione per il nuovo biglietto che deve emettere. Chiede aiuto al collega, si rivolge anche alla responsabile della filiale. Conclusione mi presenta un conto, per il cambio volo, da capogiro, quando il mio contratto originale indicava solo 120€ di penale. Le dico che non può essere, ma lei insiste che è tutto ok. Alla fine sono costretto a pagare per poi fare un reclamo sul sito di Iberia. NON VOLERO' MAI PIU' IBERIA, LA PEGGIOR COMPAGNIA CON CUI ABBIA MAI VOLATO. SE LA CONOSCI LA EVITI! Tra l'altro a parità di costo il servizio a bordo fa pena se confrontato con compagnie come EMIRATES.

Sbrigata questa questione, vado in un ufficio informazioni turistiche e mi faccio dare una pianta della città ed indicare, da una simpatica e gentilissima addetta, che cosa c'e' da vedere di bello. Esco e mi dirigo verso il centro. Buenos Aires è la classica città moderna. Alti grattacieli di vetro, traffico infernale e tanta gente che passeggia per le strade. In Argentina gennaio è il periodo delle ferie e questo giustificava in parte la tanta gente che c'era per le strade. Il centro è tutto quello che gravita attorno alla "Casa Rosada", la residenza della "Presidente". Tutto il resto sono solo palazzi di tutti gli stili e forme, Come tutte le città moderne non ha una storia alle spalle. Per le vie del passeggio, piene di negozi, centri commerciali e banche, ogni 5 metri c'era uno che gridava "cambio dollari". In Argentina hanno una "fame" di dollari incredibile. Il Pesos non vale nulla fuori dall'Argentina anche se ufficialmente il dollaro USA viene cambiato a 8,5 Pesos. Al mercato nero te lo pagano anche fino a 13-15 Pesos. Ma è meglio non fidarsi di questi "bagherini". Non ho ben capito dove effettuavano il cambio, in quale casa o stanza. Nei blog ho letto che spesso ai turisti rifilano Pesos falsi. Un altro rischio poteva essere quello di prendersi una "mazzata" in testa ed essere derubati. Avevano delle facce poco raccomandabili. Come in tutte le città i poveri erano ovunque. Ho passato tutto il giorno in giro per la città, alla fine esausto mi sono seduto su una panchina di un parco dove c'erano più "barboni" che passanti. Verso le 18 ho preso il pullman e sono ritornato nel mio albergo, vicino all'aeroporto Pistarini, dove alloggiavo. Devo dire che Buenos Aires non mi ha entusiasmato proprio per niente.  Lungo i 30 km di autostrada percorsi dal centro all'albergo, ho avuto modo di vedere la periferia di Buenos Aires:un degrado incredibile.

 

Il ritorno

Venerdi 23 gennaio alle ore 14,25 salgo sul volo Iberia con destinazione Madrid, mi aspettano 13 ore di volo. Saluto dall'alto Buenos Aires e l'Argentina senza rimpianti. E' stato il viaggio più difficile e faticoso che abbia mai fatto. La parte più bella è stata indubbiamente solo la Terra del Fuoco pur nella sua durezza. Prima di arrivare a Madrid sorvoliamo l'Arcipelago delle Canarie. Dall'alto si distinguono nettamente tutte le isole che lo compongono ed in particolare Tenerife. Poco prima delle 6, ora locale, atterriamo all'aeroporto di  Madrid dove dovrò aspettare fino alle 8,45 la coincidenza per Venezia. Fino a 20 minuti prima dell'imbarco nessuno sapeva da quale "gate" partiva l'areo, IBERIA E' PROPRIO UNA COMPAGNIA DELLE MISERICORDIA  (per usare un eufemismo). L'addetta all'imbarco era una maleducata di rara "magnitudine", mi "ammonisce" perchè non ero al posto giusto ovvero nella fila di imbarco del Gruppo A di cui però nessuno sapeva la posizione. Questa volta mi sono girate le scatole e, in un perfetto italiano, le ho detto : "ma va a fan c.... siete una compagnia d m...." e felice di essermi sfogato mi sono  imbarco con il sorriso sulle labbra per Venezia, dove sarei atterrato alle 11.30.

L'undicesimo viaggio era finito, nonostante tutto questa avventura  è stata una grande esperienza "spirituale" per il significato che le avevo attribuito.

 

Laura sei stata  la stella che mi ha guidato in questo viaggio, i miei occhi sono stati i tuoi, le mie emozioni sono state le tue , il tuo sorriso ed il tuo coraggio mi hanno dato la forza di cui avevo bisogno per affrontare questa avventura e tutte le prossime!

GRAZIE LAURA!

 

 

 







 

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