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2013 - Giro dell'ISLANDA 2.400 km in 16 giorni

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Nel 2013 ho fatto il giro dell'Islanda, la terra dei vulcani, dei geyser, dei ghiacciai, delle sorgenti di acqua calda. Una terra in mezzo all'Oceano Atlantico e immediatamente sotto al Circolo Polare Artico. Pioggia, vento forte, freddo e paesaggi stupendi  sono stati  i compagni di viaggio miei e di mio figlio Marco che anche quest'anno è stato molto fondamentale per il raggiungimento dell'obiettivo.

La partenza è avvenuta il 1 di agosto dall'aeroporto di Milano-Malpensa con il volo delle 19,50 della SAS Airlines (la più economica che ho trovato), scalo a Copenhagen ed arrivo all'aeroporto di Keflaviik (Reykjavik) alle 23,50 ora locale.

Quando siamo arrivati c'era ancora un po' di luce ma faceva freddo. Ad aspettarci all'aeroporto c'era il titolare dell B&B che avevamo prenotato che ha caricato noi e le bici nel suo pulmino e ci ha portato nel B&B che distava pochi km dall'aeroporto.

La mattina successiva abbiamo montato le bici e per verificare che tutto fosse ok siamo andati a fare un giro a Reykjavik, ritornando poi di nuovo a Keflavik.

Il 3 agosto, dopo aver caricato le bici siamo partiti per l'avventura.

La giornata era splendida ma la cosa negativa era  il vento veramente forte, prima laterale e poi frontale e sin dalle prime pedalate abbiamo capito che questo viaggio non sarebbe stato una passeggiata!

Fino alla fine del viaggio abbiamo dovuto lottare quotidianamente con il vento quasi sempre a sfavore e talvolta talmente forte che ci buttava fuori strada.

Ci siamo riparati dal vento dandoci dei cambi regolari, dividendo cosi la fatica quotidiana anche se non sempre chi era in scia era favorito data la sua intensità.

Dapprima ci siamo diretti verso l'interno per andare a vedere il più grande Geyser islandese, lo Strukkur, che ogni 5-6 minuti sbuffa con un getto d'acqua bollente che arriva fino a 20 metri.

Poi siamo discesi verso sud seguendo tutta la costa meridionale, dove ci sono i due più grandi ghiacciai islandesi che si estendono fino al mare, uno di questi ricopre un vulcano che una ventina di anni fa eruttando ha causato un grandissima inondazione che distrutto tutto.

Abbiamo visto come gli iceberg si formano, grandi blocchi di ghiaccio si staccavano dal ghiacciaio e prendevano la strada del mare.

Le spiagge erano di sabbia scura di origine vulcanica ed il paesaggio cambiava in continuazione, si passava da paesaggi spettrali di colate di lava pietrificata ad enormi praterie piene di rocce laviche che sembravano delle sculture.

Per fortuna i primi giorni sono stati belli e alcune volte  il vento ci era favorevole.

Dopo i ghiacciai sono cominciate le cascate alcune veramente belle, l'acqua ed il vento sono i due elementi naturali che in Islanda la fanno da padroni.

Abbiamo poi risalito la costa est verso nord che non ci ha molto entusiasmato e sono cominciate le prime salite.

Montagne da 600-700 metri con salite dal 10% al 15%, brevi ma spacca gambe.

La costa nord è molto bella, il mare blu contrasta con le montagne grigio scuro, che si buttano a picco sul mare.

Al'interno dei fiordi abbiamo visto molte foche ed una grande balena che per un po' ci ha accompagnato con i suoi sbuffi d'acqua.

Il cielo era sempre grigio e faceva freddo, abbiamo visto parecchi laghetti di acqua calda termale, in uno di questi ci siamo tuffati anche noi.

L'acqua a 40° gradi ci ha fatto dimenticare per un po' il freddo che intorpidiva il nostro corpo.

Il vento ci ha perseguitato ogni giorno, eravamo rassegnati e non ci lamentavamo, più:bisogna accettarlo e pedalare più forte!

Finiti i fiordi del nord siamo ridiscesi lungo la costa est e qui le montagne ci hanno messo in seria difficoltà, salite al 15% sterrate e fangose per la pioggia, ancora una volta ci hanno fatto sudare nonostante la temperatura non fosse superiore agli 8° gradi.

Il programma prevedeva una giornata di riposo nell'isoletta di Flately (2 km quadrati di natura incontaminata) in mezzo ad un grande fiordo che abbiamo attraversato in traghetto ma la pioggia che cadeva ci ha fatto cambiare idea e abbiamo deciso cosi di fermarci invece dall'altro capo a Stykkisholmur.

Questa era un cittadina di pescatori dove alla sera c'era una grande festa con un palco dove si sono cimentati molti cantanti. Nonostante il freddo c'era molta gente che si riscaldava con fiumi di birra... noi abbiamo optato anche per un doppio whisky che ci siamo bevuti in un bar dove l'allegria era di casa.

Il giorno dopo siamo ripartiti verso sud e Reykjavik dove siamo arrivati dopo due giorni.

Reykjavik ci ha accolti sotto una fitta pioggia che ha messo a dura prova la nostra resistenza al freddo ma ormai l'obiettivo era raggiunto.

A Reykjavik siamo stati tre giorni che ci hanno permesso di recuperare un pò di energie prima di ripartire, ne abbiamo approfittato per visitare meglio la città piena di turisti per lo più italiani, spagnoli, tedeschi e francesi.

La felicità per aver portato a termine questa avventura era tanta, dei viaggi fatti questo è stato il più duro, i 5 kg persi e i dolori alle ginocchia  dovuti al freddo ne erano la testimonianza, ma la soddisfazione mi ha fatto superare tutto.

Il 21 agosto abbiamo smontato le bici e siamo andati in aeroporto in pullman dal momento che pioveva.

In aeroporto abbiamo passato la notte dormendo sulle panchine, alle 6 abbiamo fatto il checkin ed alle 7,45 siamo decollati con destinazione Copenhagen e di cui siamo ripartiti con destinazione Milano.

Ritrovare il caldo afoso della pianura Padana ci ha fatto piacere, dopo 22 giorni di freddo abbiamo capito ancora una volta che l'Italia è sempre e comunque il più bel paese in cui possiamo vivere....ancora per un altro anno, poi si vedrà!

 

Le Tappe

Nr. Data Percorso Km hh.mm

media

km/h

Mappa
1 02-08-13 Keflavik-Reykjavik-Keflavik 108 4.30 22 1a Tappa
2 03-08-13 Keflavik-Laugarvatn 122 7.40 15,9 2a Tappa
3 04-08-13 Laugarvatn-Hvolsvollur 134 6.10 21,5 3a Tappa
4 05-08-13 Hvolsvollur-Kirkjubæjarklaustur 170 7.59 21.4 4a Tappa
5 06-08-13 Kirkjubæjarklaustu-Hofn 210 8.37 24 5a Tappa
6 07-08-13 Hofn-Berunes 143 6.49 20,9 6a Tappa
7 08-08-13 Berunes-Vopnafjörður 204 9.4 20,7 7a Tappa
8 09-08-13 Vopnafjörður-Kopasker 142 6.27 21,9 8a Tappa
9 10-08-13 Kopasker-Akureyri 193 8.33 22,6 9a Tappa
10 11-08-13 Akureyri-Blonduos 148 7.25 19.9 10a Tappa
11 12-08-13 Blonduos-Broddanes 160 8.21 19.1 11a Tappa
12 13-08-13 Broddanes-Djúpvegur 129 6.38 19,3 12a Tappa
13 14-08-13 Djúpvegur-Korpudalur 152 7.39 19.9 13a Tappa
14 15-08-13 Korpudalur-Flókalundur 104 6.43 15,3 14a Tappa
15 16-08-13 Flókalundur-Stykkishólmur - - - Traghetto
16 17-08-13 Stykkishólmur-Borgarnes 102 4.33 22,2 16a Tappa
17 18-08-13 Borgarnes-Reykiavik 117 5.25 21,5 17a Tappa
TOTALI 2.338 112.33 20,8
Media Km giorno 146

 

 

Planimetria e Altimetria delle Tappe
Storia_del_viaggio Appunti del viaggio
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Album fotografico del viaggio


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Slide Show del Viaggio
Video di tutto il viaggio
Commento Finale di Antonio e Marco
Commento Finale di Antonio
Incontro con Asun, una ciclista spagnola solitaria
Effetti secondari del sole Islandese

 

IL VIAGGIO IN PILLOLE

Il 1 agosto mia figlia Laura, nostra autista di fiducia, ci accompagna, come tutti gli anni, all'aeroporto di Milano Malpensa dove alle 19,50. ci imbarchiamo per Copenaghen e poi di li per Reykjavik dove arriviamo a mezzanotte. Ad aspettarci all'aeroporto c'è il proprietario del B&B dove avevamo prenotato una stanza che col suo Van ci porta a destinazione.


Il giorno dopo di buonora cominciamo a montare le bici, ci servono più di due ore per ricomporre il "puzzle"!

Marco è un "meccanico specializzato" e tutte i pezzi tornano al loro posto!

Tutto è pronto per il "test drive" delle bici, prima di partire per il raid è nostra abitudine fare un "sgambata" per verificare che tutto sia a posto. Marco si accorge di avere un problema al mozzo della ruota posteriore, per fortuna per la strada troviamo un negozio di bici che ci fornisce a Marco tutte le chiavi per sistemare il problema.

Alle 15 arriviamo a Reykjavik, facciamo un giro per la città. Ci sono molti turisti in giro, da lontana vediamo il Duomo che ci attira per le sue forme abbastanza inusuali, è tutto in cemento armato. Al suo interno vi è un organo con migliaia di canne.

Reykjavik è una città moderna, ci colpisce il centro congressi che al suo interno ha anche un grande teatro, le sue pareti perimetrali sono composte da infiniti parallelepipedi di cristallo disposti obliquamente.

Il 3 agosto di buonora e dopo aver fatto una super colazione carichiamo le bici e siamo pronti a partire. Provate ad indovinare quale sarà la mia bici?
Fa freddo e c'è un forte vento laterale... ci accompagnerà per tutto il viaggio!

Un'occhiata a Reykjavik che ci lasciamo alle spalle e che rivedremo fra 16 giorni.

Ci dirigiamo verso l'interno per visitare il Parco Naturale di Pingvellir dove c'è la faglia che divide il continente americano da quello europeo e l'area dei geyser.
Troviamo un fortissimo vento laterale che più di una volta ci manda fuori strada ed in più la strada è in salita. Una fatica immane!

La faglia si estende per km e km ed è ben visibile. Una frattura della terra che rende bene l'idea di quale sia l'origine geologica dell'Islanda, uno squarcio della terra da cui è fuoriuscita lava che poi solidificando ha dato origini a una grande varietà di rocce e forme incredibili..

E' veramente impressionante osservare queste "ferite" della terra.

Le rocce di origine vulcanica coprono tutto quello che ci circonda, il muschio, nato sopra alle rocce, ne fa assumere un colore grigio dalle mille sfumature.

Ogni tanto ci fermiamo per tirare il fiato!

Il giorno dopo arriviamo nell'area dei geyser, dove la terra è tutto un ribollire d'acqua e in giro c'è un forte odore di zolfo.

E' questo è il Geyser più grande dell'Islanda, lo Strukkur, che ogni 5 minuti spara in cielo una colonna alta fino a 30 metri di acqua bollente. Uno spettacolo che si ripete da milioni di anni!.

Lo Strukkur colto all'inizio del suo "risveglio".

In Islanda il paesaggio cambia in continuazione, si passa dalla "steppa" arida alle colline piramidali  vulcaniche. Sembra di essere in un Egitto "grigio"..

Il colore grigio è predominante.

Lungo la costa ci sono molte cascate che attirano i turisti, in una di queste ci fermiamo anche noi..

Questa è particolare, c'è un sentiero che le passa dietro e cosi possiamo ammirarla da tutte e due le prospettive.

 

Transitiamo ai piedi del vulcano EYJA FJALLA JOKUL che risvegliatosi il 14 aprile del 2010 con le sue ceneri ha bloccato i voli di mezza Europa..

Alcune foto scattate durante l'eruzione ne ricordano il paesaggio.

Attorno a noi solo cenere e  sassi a testimonianza delle eruzioni avvenute nei secoli passati.

A sud costeggiamo i due più grandi ghiacciai dell'Islanda che si estendono fino al mare e dai quali scendono torrenti impetuosi. Sono il MYRDALSJOKULL (il più piccolo) ed il SKAFTAFELL (il più grande). Il bianco e l'azzurro del ghiacciaio contrastano con il grigio dell montagne che li delimitano.

Fra le montagne il ghiaccio scende lentamente verso il mare. Uno di questi due ghiacciai, il più piccolo, copre interamente un vulcano che nel 1993 eruttando ha causato lo scioglimento dei ghiacci e una enorme inondazione che ha travolto e distrutto come un ramoscello un enorme ponte di acciaio.

Il ghiacciaio più grande scende fino al mare e qui a contatto dell'acqua si staccano degli enormi iceberg che poi prendono la via del mare.

Dopo aver costeggiato tutta la costa sud, risaliamo verso nord lungo la costa est, Ci lasciamo alle spalle il mare. La strada diventa sterrata e cominciano le prime dure salite. Marco, nonostante la "zavorra", è sempre davanti a me. Dietro di me solo il mio sudore!

 

Una notte abbiamo dovuto dormire in tenda non avendo trovato posto in nessun ostello e bed & breakfast. E' stata una notte da lupi... il vento entrava all'interno e faceva molto freddo.

Ogni discesa finiva sempre su qualche fiordo dove l'asfalto cedeva il posto allo sterrato ed il verde dell'erba conquistava il predominio sulla cenere.

Lungo la strada abbiamo incontrato e superato per tre giorni di fila una simpatica ciclista spagnola solitaria, Asun Sanchez, che percorreva quotidianamente più o meno i nostri km. Era piena di entusiasmo e sempre sorridente, l'abbiamo poi incontrata anche al nostro arrivo a Reykjavik.

 

Ogni tanto mangiavamo in qualche ristorante annesso all'ostello. In questo in particolare, ci hanno servito un fantastico semifreddo, era talmente buono che Marco "affamato" ha voluto fare il bis... altrimenti il giorno dopo si sarebbe rifiutato di portare le sacche con la tenda ed i sacchi a pelo. Meglio accontentare la "truppa"!

 

Quando vedevo questi cartelli mi fermavo a meditare sulla fatica che avrei dovuto fare e per cercare di ritrovare tutta la "forza di volontà" necessaria per arrivare in cima! i

 

Spesso sulle salite pedalavamo in mezzo a mucchi di neve ed  il vento era talvolta cosi forte che ci buttava fuori strada.

 

Sulle salite Marco si girava a controllare se c'ero o forse per vedere se ero ancora vivo. Quando arrivavo in cima lo trovavo li ad aspettarmi con un sorriso ironico... della serie: hai voluto venire in Islanda ed ora pedala!!

 

Salite al 15% si alternavano a lunghi ed infiniti rettilinei sterrati dove il vento metteva a dura prova la nostra resistenza e ci costringeva a pedalare inclinati per controbilanciare la sua spinta. Mai fatto cosi tanta fatica nei miei precedenti viaggi!

 

Trovavamo un paese degno di questo nome ogni 70 km, altrimenti una dozzina di case era il massimo della densità di popolazione.

 

Spesso le montagne sembravano essere solo dei cumuli di cenere!

 

Una mattina vicino alla costa abbiamo visto una grande balena che nuotava parallelamente a noi con il suo tipico modo di procedere.

 

Abbiamo anche visto un gruppo di foche, una di queste ci guardava da lontano con curiosità.

Il tempo nell'ultima settimana di viaggio è stato veramente inclemente, nuvole basse, vento forte, freddo e pioggia. pedalavamo in mezzo al grigio.

 

Abbiamo costeggiato moltissimi fiordi stretti e molto lunghi.

 

La pioggia ha trasformato le strade sterrate in sentieri fangosi che hanno cambiato il colore delle nostre bici e del vestiario.

 

Abbiamo scalato molte montagne su sentieri fangosi sotto la pioggia, ma quando arrivavamo in cima il sorriso non ci abbandonava mai.

 

Sui strade sterrate pedalavamo sempre i fila indiana,per evitare le frequenti buche, molto pericolose dato il carico che ci portavamo dietro.

 

Uno degli ultimi giorni abbiamo conosciuto un simpatico ciclista israeliano, Gili Kes, che era alle prese con la sua prima avventura in bici, non era molto esperto e Marco, la sera prima gli ha spiegato che difficoltà avrebbe incontrato. Siamo rimasti in contatto con lui via Facebook e abbiamo saputo che dopo dieci giorni il forte vento lo buttato fuori strada procurandogli la frattura di una vertebra che gli ha causato una paralisi della mano destra che però con della fisioterapia poteva superare.

 

il 18 di agosto sotto una pioggia incessante finalmente vediamo un cartello che ci fa tirare un sospiro di sollievo. Ormai mancano solo 32 km a Reikjavik, siamo ad un passo dal successo del viaggio!

 

Alle 15,30 arriviamo a Reykjavik dove ci fermeremo per tre giorno in un ostello e visiteremo la città. Finisce così il viaggio più duro che abbia mai fatto. La felicità ci fa dimenticare tutta la fatica fatta durante le sedici tappe. Anche l'Islanda si aggiunge al nostro Palmares.!

E adesso pensiamo al prossimo viaggio......

 

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